L'UOMO SENZA PAURA

 

N° 55

 

LA LEGGE DELLA PAURA

 

(PARTE QUINTA)

 

 

IL VOLTO DELLA PAURA

 

Di Carlo Monni

 

1.

 

 

            Non posso vedere il volto del dottore, ma posso leggere il resto dei suoi segnali corporei e non trasmettono un bel messaggio.

-Dunque, dottore…- mi decido infine a chiedere –… come sta?-

            Il tono del dottore è fermo mentre risponde:

-Miss North è evidentemente sotto un forte shock, Mister Murdock. Il suo organismo è stato invaso da un agente patogeno che presenta forti analogie con il famigerato gas della paura di Mister Fear in una variante più virulenta. In base all’esperienza con altri soggetti, crediamo che Miss North stia in questo momento vivendo la sua più grande paura e non sia in grado di percepire altro che quello.-

-Capisco.- rispondo, ma non sono proprio sicuro –E cosa state facendo per lei?-

-Stiamo ripulendo il suo organismo da quell’agente chimico ed intanto la teniamo sedata sperando che rimanga tranquilla. Dovrebbe riprendersi in poche ore sempre che…-

-Sempre che…?-

-Beh… in alcuni soggetti questo tipo di shock ha prodotto uno stato quasi catatonico, come se la loro mente fosse rimasta intrappolata nel loro incubo.-

            Shock… un termine adatto al caso: è il nome di battaglia che la figlia ripudiata di Alan Fagan, Ariel Tremmore, si era scelta quando aveva sviluppato poteri di paura analoghi a quelli di Mister Fear. Avevo incaricato Dakota North di rintracciarla ma avevo sottovalutato quel che poteva succedere se l’avesse trovata, un errore che non ripeterò.

            Istintivamente volgo lo sguardo verso il lettino, dove Dakota giace addormentata, un gesto forse inutile per un cieco, ma non importa. Le sfioro la mano destra e dentro di me le prometto che prenderò chi le ha fatto questo.

            Esco in fretta dall’ospedale: quello che devo fare adesso non è roba per l’avvocato cieco Matt Murdock ma per il suo alter ego mascherato Devil.

 

            Willie Lincoln scende dal taxi e tenendo al guinzaglio il suo cane si dirige verso la palazzina che è il suo obiettivo. La gente gli cede il passo e forse lo compiange anche per la sua cecità. Se sapessero che è stata provocata da una granata che gli è esplosa in faccia mentre si trovava in un paese lontano ed ostile, forse sarebbero più solidali con lui… o forse no.

            Willie accantona questi pensieri e raggiunge la porta che gli interessa. Scoprire dove abita Dante Govich non è stato difficile ed ora deve solo sperare di poter scoprire se è lui ad aver realizzato il gas della paura per Mister Fear o almeno se sa dare una pista.

            Willie sta per premere il campanello quando il suo cane abbaia. Willie si ferma ed ecco che sente qualcosa, un odore che conosce e che forse un uomo con la vista non avrebbe colto così prontamente. Cautamente si allontana dalla porta e mette mano al cellulare.

 

            Testa di Martello picchia un pugno sulla sua scrivania di quercia.

-Sono stufo di questi cosiddetti eroi in costume che si sentono in diritto di venire in casa mia a fare il loro comodo.- esclama –Voglio che Devil riceva una bella lezione.-

-E vorreste che ci pensassimo noi?- chiede un uomo alto che porta sulla testa uno Stetson, al collo una cravatta di cuoio e gioca con un lazo.

            Testa di Martello sogghigna squadrando lui ed i suoi compagni: un piccoletto dall’aria nervosa con i baffetti ben curati ed un gigante dall’espressione di pietra.

-Se pensate di esserne capaci… vi fate chiamare i Duri, vediamo se siete all’altezza del vostro nome.-

 

 

2.

 

 

            La Squadra Artificieri della Polizia di New York ci ha messo mezz’ora per arrivare ed altrettanto per disarmare il meccanismo che collegava la bomba al campanello, poi la porta viene aperta con delicatezza ed i poliziotti entrano.

            I fili portano al salotto, ad un uomo legato come un salame ad una sedia ed imbottito di esplosivo.

-Semtex e C4.- sentenzia l’artificiere –Abbastanza da far saltare tutta la casa.-

            Willie Lincoln sa già la risposta, gli basta l’odore nauseabondo che sente, ma non può fare a meno di fare la domanda:

-È morto, vero?-

-Stecchito.- conferma il detective Bucko Leary –Direi da almeno una settimana.-

-Uhm…- borbotta Willie -… è Dante Govich, il chimico?-

-Difficile dirlo in queste condizioni.- ribatte Leary -… ma non mi sorprenderebbe. Mister Fear ha fatto in modo di far sparire tutte le prove a carico. Bene… chiamate il Medico Legale e i ragazzi della C.S.U.[1] Questa è appena diventata la scena di un crimine.- si rivolge a Willie –Sei stato fortunato, Lincoln, se avessi premuto quel campanello, ora non resterebbe abbastanza di te da essere seppellito.-

            E Mister Fear è sempre un passo avanti a noi, pensa, amaro, Willie.

 

            Rintracciare il Taxi usato da Dakota e sapere a che indirizzo l’ha portata non è stato difficile, peccato che non serva poi a molto: quando ci arrivo nei panni di Devil l’appartamento è vuoto.

            Non ho dubbi che sia il posto giusto: il profumo di Dakota aleggia ancora nell’aria e ce n’è anche un altro, sempre femminile, un profumo più ricercato. C’è anche un altro odore nell’aria: gas della paura. Non abbastanza da fare effetto, ma quanto basta perché i miei sensi ipersviluppati lo riconoscano e percepiscano anche che si tratta della variante usata da Shock, quella che scatena le paure più recondite di chi ne è colpito.

            L’odore è più forte in cucina e c’è dell’altro… sul pavimento. Al tatto sembra un abito, corto, stracciato, seta forse? Un baby doll? E anche pezzetti di vetro, molto piccoli. Riesco quasi a visualizzare la scena: Ariel Tremmore va in cucina e beve una dose del siero che la trasforma in Shock, poi scatena il suo potere su Dakota che va in tilt. Ehi… cos’è questa? Sembra una chiavetta USB. Deve averla persa Dakota e potrebbe essermi utile… se fossi in grado di esaminarla.

            Ho bisogno di aiuto… e so a chi chiederlo.

 

Il mio nome è Ben Urich e faccio il giornalista, che non è sempre un lavoro piacevole. Tanto per dirne qualcuna: anni fa una killer ninja mi ha quasi ucciso e qualche tempo dopo un’infermiera psicopatica mi ha spezzato le dita di una mano. Tutte e due le volte c’erano di mezzo Kingpin ed il mio amico Matt Murdock alias Devil, parlando del quale…

-Ariel Tremmore.-

            La voce di Matt mi fa girare di scatto e lui è lì, appoggiato con le braccia conserte ad uno schedario.

-Uno di questi giorni mi farai venire un infarto con questi tuoi giochetti.- gli dico.

            Devil abbozza un sorriso e ripete:

-Ariel Tremmore, che sai di lei?-

            Digito rapidamente il nome su un motore di ricerca e poi rispondo:

-Figlia illegittima di Alan Fagan, altrimenti noto come il quarto Mister Fear, e Cora Tremmore. Matta come un branco di cavalli. Dopo che la madre è rimasta gravemente ferita in un incendio, ha fatto di tutto per procurarsi i soldi per pagare le spese mediche, compreso prostituirsi, poi ha trovato il modo di replicare su di se il gas della paura del padre e si è data alle rapine col nome di Shock. Ha passato sei mesi in carcere poi è stata rilasciata per buona condotta e da allora nessuno ha più saputo niente di lei. Perché t’interessa? Aspetta… tu pensi che lei potrebbe…? No… quello che ha parlato con me era un uomo, ne sono sicuro.-

-Davvero Ben? Puoi escludere l’uso di qualche distorsore vocale?-

            No che non posso, accidenti. La tecnologia moderna ha reso le cose più complicate per tutti.

-Avevo chiesto a Dakota North di rintracciare Ariel…- continua Matt -… e stamattina me la sono ritrovata sulla soglia di casa mia legata, imbavagliata e preda del gas della paura versione Shock. Deve essere stata lei.-

-Accidenti!- esclamo –Come sta ora Dakota?-

-È in ospedale e dovrebbe riprendersi. Adesso voglio trovare Shock a tutti i costi e non posso aspettare che Dakota si rimetta e mi dica come ha fatto a rintracciarla. Ho bisogno di aiuto.- estrae una chiavetta USB -È di Dakota e forse…-

            S’interrompe di colpo e dopo una rapida occhiata capisco perché: Candace Nelson sta venendo verso di noi.

-Devil!- esclama –Cosa ci fai qui?-

-Buonasera, Miss Nelson.- risponde Matt –Curiosa come sempre eh?-

-Puoi anche chiamarmi Candace. Non sono certo formale con chi mi ha salvato la vita almeno un paio di volte.-

-Soltanto?- non riesco a trattenermi.

            Candace mi getta un’occhiataccia e poi torna a rivolgersi a Devil:

-Se posso esserti utile, non hai che da dirlo.-

            Oh per carità, non bastava che uscisse con Richard Fisk, ora deve anche flirtare con Devil… che senza che lei lo sappia è anche il miglior amico di suo fratello. Vedo che Matt è imbarazzato. Ci riflette un po’ su poi le dice:

-Dicono che sei una maga del computer, potresti dare un’occhiata a questa?-

            Le porge la chiavetta e Candace replica:

-Modestamente me la cavo. Dai qua,-

            Prende la chiavetta e la inserisce nel mio computer.

-Ah… c’è una password. Che faccio?-

-Cerca di violarla.- risponde Matt dopo una breve esitazione.

-Ok… vediamo un po’. Le donne di solito usano come password la propria data di nascita. La conosci?-

-Veramente no. Ma se cerchi sotto Dakota North dovresti trovarla: è piuttosto famosa.-

-Dakota North l’ex modella divenuta detective? Certo che so chi è. Ora lavora per Matt… Matt Murdock, sai chi è, no?-

-Lo conosco, in effetti.-

-Sarcasmo da te? Incredibile.-

            Mentre Candace e Matt si scambiano queste battute, lei continua a lavorare e finalmente…

-Bingo! Era una password semplice, avrei dovuto pensarci prima: FEAR.-

            Scorre lo schermo e di tanto in tanto si ferma.

-Un dossier su Mister Fear, uno su una certa Ariel Tremmore e… Oh Oh… questo si che è interessante.-

-Cosa?- diciamo quasi all’unisono io e Matt.

-Un elenco di siti porno, specialmente di incontri… e di escort. La tua amica ha una doppia vita o gusti particolari, Devil?-

-Non mi risulta...- ribatte Matt -… deve essere collegato alla sua ricerca di Shock.-

-Sì, qui c’è il sito personale di una certa Trilly, che razza di nome. Guardate.-

-È lei!- esclamo a beneficio di Matt che non può vedere niente sullo schermo -Ariel Tremmore altrimenti nota come Shock.-

-Puoi... puoi scovare il gestore del sito?- chiede Devil.

- Certo che posso… se mi dai il tempo.- replica Candace.

-Quanto?-

-Un’ora, forse, due. Hai abbastanza pazienza per asp...-

            Candace si rende conto di parlare al vuoto: Devil è sparito.

-Ma… ma dove...?-

-Ti abituerai.- le dico sorridendo.

 

 

3.

 

 

            Rientro a casa passando direttamente per la finestra della mia camera. La prima cosa che sento è un profumo familiare, uno che riconoscerei tra mille, seguito da un battito cardiaco altrettanto familiare e poi da una voce di donna che ben conosco:

-Ciao Matt.-

            Mi sfilo la maschera e mi volgo verso il letto. Il mio senso radar mi rimanda la silhouette di una donna sdraiata su di esso mentre percepisco il rumore dei suoi capelli che scivolano sopra il cuscino.

-Natasha... cosa fai qui?- le chiedo.

            C’è una nota di fragilità nella voce della Vedova Nera mentre risponde, una nota che a pochi uomini è stato consentito di sentire.

-Avevo bisogno di qualcuno… qualcuno di cui potessi fidarmi… qualcuno come te.-

            Mi siedo sul bordo del letto ed istintivamente le sfioro i capelli che so essere rossi come i miei.

-Che sta succedendo Natasha?- le chiedo –Non che mi dispiaccia trovarti nuda nel mio letto ad accogliermi, ma… è chiaro che c’è qualcosa che non va.-

-Non adesso.- sussurra lei –Più tardi… più tardi.-

            Le sue braccia cingono il mio collo, le sue labbra si avvicinano alle mie, il suo profumo ora sembra più intenso, sento il sapore del suo rossetto… e mi lascio andare.

 

            Franklin “Foggy” Nelson alza gli occhi dall’ultima fettina della pizza che sta mangiando e li punta verso la giovane donna che sta entrando. Katherine Malper sarà pure anticonformista, ma è comunque uno dei migliori pubblici ministeri che lui abbia mai conosciuto: fiera, determinata, incorruttibile, un mastino che non molla mai l’osso. È anche una bella donna e se non fosse felice con Liz Osborn, Foggy ci avrebbe fatto più di un pensierino. In giro dicono che si è presa una cotta per Devil ma nessuno osa dirlo davanti a lei. Chissà che direbbe se sapesse che Devil è Matt Murdock, il suo attuale avversario in Tribunale?

-È ancora qui?- chiede Kathy entrando nell’ufficio –L’orario d’ufficio è passato da un pezzo.-

            Foggy dà un occhiata all’orologio e sospira.

-Ha ragione…- risponde -… Liz mi ucciderà… stavo guardando rapporti sugli ultimi casi.-

-Qualcosa in particolare?- chiede la Malper.

-Oh… nulla... ma lei, piuttosto, che ci fa ancora qui?-

-Mi stavo preparando per l’udienza di domani, quella del caso Fagan. La difesa punta a dimostrare che Fagan non è quel Mister Fear ed il suo amico Murdock è uno tosto.-

-Più tosto di quel che crede… se ha accettato il caso, deve avere delle buone ragioni per pensare che Fagan possa essere innocente. Non sottovaluti questa possibilità. Noi che abbiamo?-

-Quanto basta per una condanna direi… anche se ancora non abbiamo idea di dove sia il bottino e… e poi…-

            Foggy percepisce l’esitazione ed incalza.

-E poi…?-

-Stamattina hanno ritrovato un cadavere… un certo Dante Govich... era stato sgozzato ed una trappola esplosiva era stata collegata al suo cadavere. Per ora è trattato come un comune caso di omicidio ed è affidato al distretto competente, ma… Govich era un chimico e risulta essere stato amico di Larry Cranston, il terzo Mister Fear, lo zio di Fagan.-

-Maledizione.- sbotta Foggy –A volte mi chiedo se non fossi l’unico normale quell’anno alla Columbia. Quanti sono diventati criminali in costume? Cranston, Elektra Natchios, il Duca di Lichtenbad.-

-Chi?-

-Storia vecchia.- taglia corto Foggy –Forse sarebbe il caso di approfondire la questione di quel Govich. Decida lei, Katherine... domani, però: adesso è ora di tornare a casa.-

            Kathy si concede un sorriso.

-Penso che abbia ragione: devo essere in forma se domani voglio vincere il round con Murdock, non crede?-

            Foggy sorride, se Matt è in giro come Devil come crede, sarà lui ad essere quello meno in forma l’indomani, il che non lo renderà un avversario meno temibile.

 

            Il mio costume giace a terra, le lenzuola sono quasi completamente disfatte e Natasha tiene la testa appoggiata sul mio petto. Mi ero quasi dimenticato di quanto sa essere irruente e selvaggia a letto. Per mia fortuna non si comporta come una vera Vedova Nera dopo l’accoppiamento.

            Pian piano mi racconta quel che le è capitato negli ultimi tempi: il viaggio in Russia e poi in Asia Centrale, il ferimento del suo padre putativo Ivan, la sua preoccupazione per lui e la decisione di venire da me.[2] Ne sono lusingato, ovviamente, ma c’è una cosa che mi viene in mente:

-Che direbbe Paladin se ci vedesse adesso?-

-Non avrebbe  nulla da dire.- ribatte Natasha piccata –Io sono una donna libera, vado dove voglio e con chi voglio. Lui non mi possiede. Nessuno mi possiede… nemmeno tu Matt. E poi anche Paladin è libero ed in questo momento è non so dove per non so quale lavoro. Ma non parliamo di lui… parlami del tuo problema con Mister Fear.-

            Le racconto tutto quel che è accaduto recentemente, le parlo dei miei dubbi su Fagan, di Shock e Dakota, delle piste che sto seguendo.-

-E così alcuni degli uomini reclutati da Fear, chiunque sia, vengono da San Francisco.- puntualizza Natasha –Intendi seguire quella pista?-

-Se necessario sì.- rispondo –Ma prima vorrei rintracciare Shock-

-Bene… conta su di me, allora sia per trovare la figlia di Fagan che per San Francisco.-

-Natasha… non posso chiedertelo.-

-Non me lo hai chiesto, mi sono offerta io.-

            Solleva la testa e si sporge a baciarmi mentre sento la sua mano percorrermi il petto e scendere sempre più in basso

-Ora…- dice in un sussurro -... potremmo dormire un po’ oppure fare altro, che ne dici?

            Non rispondo, non a parole, almeno.

 

 

4.

 

 

            Mattino al Tribunale Penale Federale. L’aula è gremita di giornalisti e se io e Candace non avessimo già un posto fisso in prima fila nella tribuna stampa ci toccherebbe stare in piedi. È il primo giorno della scelta dei giurati.

            La prima ad arrivare è Kathy Malper con un giovane assistente ed un agente federale di cui non ricordo il nome. Di Matt Murdock ancora nessuna traccia. La sua assistente per questa causa, Bernadette Rosenthal, guarda l’orologio e scuote la testa. Alan Fagan, già seduto al banco della difesa, ostenta una calma olimpica,

            Che gli sia successo qualcosa come Devil? Nelle notizie d’agenzia e nei telegiornali non c’era niente ma non vuol dir molto, potrebbero non avere ancora saputo. La notizia di quello che è accaduto a Dakota North si è diffusa e molti si fanno delle domande.

            Finalmente ecco Matt fare il suo ingresso in un impeccabile abito blu con camicia bianca e cravatta. Gli sguardi si appuntano tutti su di lui mentre, dopo aver confabulato un attimo con il Marshall di servizio per la polizia d’udienza, percorre il corridoio battendo ritmicamente il pavimento col suo bastone bianco, poi si ferma al centro dell’aula e parla:

-Mi scusi del ritardo, Vostro Onore, problemi di traffico. Farò in modo che non accada più.-

-Sarà meglio.- è il commento del giudice –Ora, se non ci sono altri problemi, direi di cominciare. L’Accusa è pronta?-

-Siamo pronti.- conferma la Malper.

-La Difesa è pronta?-

-Sì, vostro Onore.- risponde Matt.

            Comincia il complesso iter per la scelta dei giurati. Solo dodici dei convocati più tre riserve resteranno per giudicare il processo. La selezione della giuria è uno dei nodi più delicati prima del processo vero e proprio, quelle dodici persone hanno in mano il destino di una persona ed in un processo federale quel destino può essere anche la morte.

In un processo federale in cui è possibile applicare la pena capitale Accusa e Difesa hanno ciascuno la possibilità di ricusare fino a venti potenziali giurati senza fornire ragioni e possono ricusarne altri se il giudice è d’accordo. Matt è avvantaggiato perché i suoi supersensi gli permettono di capire se un aspirante giurato fa al suo caso oppure no. Ma al momento non sono interessato alla procedura, la mia attenzione è attratta da una donna che è entrata subito dopo Matt e si è seduta negli ultimi posti. Potrà anche aver raccolto i suoi capelli rossi in uno chignon sulla nuca, indossare un sobrio tailleur nero ed un paio di occhiali che le danno un’aria vagamente professorale, ma so ancora riconoscere la Vedova Nera e lei lo sa, perché mi rivolge un sorriso per poi tornare ad assumere un’aria attenta a ciò che accade nell’aula.

La trama si complica.

 

Jack Malloy è un pesce piccolo nel vasto mare della criminalità newyorkese, ma sa rendersi utile: sotto l’apparentemente legale lavoro di gestore di un banco dei pegni si cela la sua reale attività di ricettatore, un servizio molto utile quando c’è bisogno di liberarsi di merce che scotta e che male c’è se lui in cambio si prende la metà o più del valore nominale?

Naturalmente ci sono sempre dei rischi in questo tipo di lavoro.

-Jack…- la voce è quella di una giovane donna che è appena entrata nel negozio.

-Ah sei tu, Ariel, era un pezzo che non ti facevi vedere da queste parti. Cosa ti serve tesoro?-

-I tuoi soldi, Jack, e alla svelta.- risponde la ragazza.

-Oh beh… vediamo che merce mi hai portato e poi…-

-Non mi sono spiegata, Jack…- la ragazza si sfila l’impermeabile rivelando una calzamaglia nera con vari disegni ornamentali bianchi e da una specie di fondina alla coscia prende una fialetta di cui ingoia il contenuto -… voglio tutti i tuoi soldi e tu me li darai con le buone…- il corpo della giovane si scuote e si deforma, i capelli si allungano assumendo un colore rossiccio, il volto sembra simile ad un teschio grottesco, con lunghi denti acuminati e unghie anch’esse allungate -… o ti prenderai uno Shock!-

            Jack comincia ad urlare e non smette per molto tempo.

 

            Quando usciamo dal Tribunale siamo arrivati quasi a metà dell’opera.

-Mi aspetto un altro paio di giorni al massimo…- dico a Bernie Rosenthal -… e la scelta della giuria sarà completa.-

            Dietro di me posso sentire la presenza discreta di Natasha che mi guarda le spalle. Devo dire che mi piace l’idea che sia qui con me e voglia aiutarmi, anche se forse esagera con le sue precauzioni. Quel che accade dopo basta a farmi cambiare idea… qualcuno dal battito cardiaco forte come quello di un toro… o dovrei dire di un bue?... mi sta venendo addosso.

            Il mio istinto mi grida di scansarmi, ma non posso tradire la mia copertura e così non faccio niente mentre l’energumeno mi piomba addosso.

-Matt!- urla Bernie mentre lui la scansa con una manata e mi afferra per il bavero.

-Calmo avvocato.- dice –Nessuno vuol farti del male. Noi Duri vogliamo Devil  e tutti sanno che tu hai un legame speciale con lui. Ci servi per attirarlo allo scoperto.-

            E così col Bue ci sono gli anche gli altri Duri, buono a sapersi. Ma perché vogliono Devil? Ha a che fare con la faccenda di Mister Fear o li ha mandati uno dei tanti ha cui ho pestato i piedi?

            Sento un rumore vicino e capisco cosa sta per accadere. Qualcosa colpisce il Bue alla base della nuca  e lui mi molla per voltarsi mentre una  voce chiede:

-In attesa che arrivi il Diavolo, ti accontenti di un ragno?-

-Tu!- esclama il Bue –Tu sei la Vedova Nera… e mi hai fatto male!-

            Infuriato si precipita su di lei, ma Natasha gli spara un Morso di Vedova in piena faccia e poi salta di lato con una mossa elegante. Nel contempo urla a me e Bernie:

-Che fate ancora qui? Scappate, presto!-

            Non me lo faccio ripetere. Nella confusione riesco a sganciarmi da Bernie. Devo cambiarmi in Devil e devo farlo alla svelta. Natasha è molto in gamba ed è tosta, ma contro i Duri avrà bisogno d’aiuto, le piaccia o meno.

 

 

5.

 

 

            Aeroporto La Guardia, Queens. La ragazza cammina sicura di sé. Non mostrare esitazione, pensa, comportati come se tutto fosse normale e nessuno baderà a te. Del resto, tutto è davvero normale no? Nessuno ti sta cercando e tu non stai scappando.

            La ragazza compra un biglietto per San Francisco e si avvia tranquilla al cancello d’imbarco.

            Ariel Tremmore, meglio nota come Shock, ha un nuovo obiettivo.

 

            Matt mi passa vicino correndo. La sola cosa che mi viene in mente per impedire che Candace lo veda è fingere di inciampare e caderle addosso.

-Che accidenti ti prende, Ben?- mi si rivolge lei.

-Scusa.- borbotto –Qualcuno mi ha spinto.-

-Va bene… va bene, sbrighiamoci. Voglio scattare un paio di foto della Vedova Nera contro i Duri per il mio blog.-

-Per il tuo blog?- ribatto –Dovresti pensare alla prossima edizione del Bugle.-

-Ma a chi vuoi che interessi l’ennesimo scontro tra supertizi? Jameson lo sbatterà a pag. 20.-

            Non ha torto: questa città ha perso quasi del tutto la capacità di meravigliarsi. Mi tornano in mente i giorni in cui supereroi e supercriminali erano ancora pochi.

            Mi ricordo i Duri proprio dai vecchi tempi in cui furono tra i primi nemici dell’Uomo Ragno. Si sbaglierebbe a sottovalutarli e non credo che la Vedova Nera farà quest’errore.

            Il Bue la carica di nuovo, apparentemente la sua unica strategia, e lei gli salta sopra volteggiando in aria con grazia ed eleganza e contemporaneamente gli spara un colpo con quella specie di taser che porta ai polsi. Il Bue fa qualche passo avanti poi cade con un tonfo sordo. La Vedova atterra sulla punta dei piedi e in quel momento un lazo le si avvolge attorno alla vita.

-Ah… ti ho presa!- esclama Montana.

            Natasha Romanoff si volta di scatto afferrando la corda e tirandola.

-O io ho preso te.- replica e quando è abbastanza vicino colpisce Montana con un pugno sul naso.

            Un uomo robusto che sulle mani porta dei grossi tirapugni d’acciaio sta per aggredirla alle spalle. Istintivamente urlo:

-Attenta!-

            La Vedova si volta ma non so se farebbe in tempo ad evitare il colpo se un bastone non colpisse il mento dell’uomo sbilanciandolo mentre una voce che ben conosco gli dice:

-Martello Harrison, mi deludi: non sai che le donne non si prendono a pugni… mai? È proprio vero che non sei un gentiluomo.-

            Mentre parla Devil fa una piroetta a mezz’aria, afferra il suo bastone con la mano destra ed atterra a piedi uniti contro il mento del Bue che si stava rialzando, ributtandolo a terra.

-Stattene buono tu.- gli dice.

            Nel frattempo la Vedova ha avuto il tempo di sferrare a Martello Harrison un calcio alle parti basse, poi si mette spalla a spalla con Devil che si rivolge a Fancy Dan, l’unico dei Duri originali rimasto in piedi.

-Cercavate me? Perché?-

-Ti aspetti davvero che te lo dica?- replica Fancy Dan e salta verso il suo nemico.

 

            Evitare l’attacco di Fancy Dan è piuttosto facile in fondo. Con i miei supersensi è come se mi avesse avvisato della sua mossa prima di farla. Mi sposto ed il suo calcio va a vuoto. Il suo stesso slancio lo porta  a cadere malamente.

-Allora…- dico -… ora siete disposti a rispondere alla mia domanda?-

-Ti ammazzo, Devil… ti ammazzo!-

            In certi momenti il vocabolario del Bue è decisamente limitato, ma se mi mette le mani addosso manterrà quel che promette, questo è certo.

            Natasha gli spara due colpi congiunti ma lui non si ferma, è perfino troppo arrabbiato per provare dolore. Stringo i pugni tra loro e gli sferro  un doppio colpo alla mascella. Per poi buttarmi precipitosamente di lato.

            Il Bue rimane in piedi per un po’ con un’espressione perplessa sul volto, poi cade rumorosamente.

- L’Uomo Ragno aveva ragione: ha la mascella fragile.- commento massaggiandomi le mani indolenzite.

            La Vedova mi si avvicina e dice:

-Tutto bene, M… Devil?-

-Mi è andata meglio che a colpire un muro di mattoni… ma di poco.- rispondo cercando di fare lo spiritoso.

-Perché credi che ce l’avessero con te?-

-Una volta li ho mandati in prigione,[3] ma dubito che sia questo il vero motivo. Secondo me li ha mandati qualcuno.-

-Mister Fear?-

-No… qualcosa mi dice di no. Non è che mi manchino i nemici dopotutto. Con tipi come i Duri è più facile che sia un capobanda come Testa di Martello a cui ho pestato i piedi di recente. Lo scoprirà la Polizia, io e te abbiamo altro da fare adesso. Ci vediamo dopo.-

            Faccio scattare il cavo del mio bastone e salto allontanandomi. È il momento che Matt Murdock faccia la sua ricomparsa.

 

 

6.

 

 

            Lo sguardo di Stephen J. North al capezzale di sua figlia Dakota è cupo. Quella sconsiderata ragazza può pensare di lui quello che vuole, ma lui le vuol bene davvero. Se dovesse accaderle qualcosa come a sua madre o a suo fratello… no… non deve nemmeno pensarlo: quel dottore che ha visto prima ha detto che si riprenderà perfettamente.

La sua mano si posa su quella della figlia ed in quel momento dalle labbra di lei esce un lieve gemito. Dakota si sta risvegliando? Meglio uscire dalla stanza e chiamare un medico o un infermiere… ed evitare spiacevoli discussioni se lei dovesse vederlo.

Una volta in corridoio Sam, così lo chiamano gli amici, vede arrivare due persone che stanno chiacchierando tra loro e non tarda a riconoscerle entrambe: Matt Murdock, l’avvocato per cui lavora Dakota e Natasha Romanoff, la Vedova Nera. Cosa fanno insieme? Stanno venendo a trovare sua figlia?

L’anziano ex agente della C.I.A. decide di ritirarsi con discrezione.

 

La stanza ha i soliti odori tipici degli ospedali. Sul letto Ivan Petrovitch, l’uomo che ha cresciuto Natasha come una figlia, riposa tranquillo. Stando a quanto mi ha detto Natasha, è rimasto ferito in uno scontro a fuoco in Asia Centrale.[4] La Vedova Nera e quelli che le stanno intorno hanno la tendenza a ficcarsi nei guai in posti interessanti. Meglio non dimenticarlo.

Sento una certa dottoressa Foster dirle che Ivan si sta riprendendo ma che è meglio lasciarlo riposare e Natasha, un po’ riluttante a dire il vero, si dichiara d’accordo.

Quando usciamo si aggrappa al mio braccio sinistro. Poche cose possono farla sembrare fragile più dell’affetto che ha per il vecchio cosacco.

-Ivan ha una fibra d’acciaio.- le dico –Scommetto che presto sarà più in forma di prima.-

-Sì… è vero.- mi risponde Natasha –Grazie Matt.-

-Di cosa?-

-Di esserci.-

            Vorrei trovare una risposta adeguata, ma non ci riesco, poi l’attimo passa e lei allenta la presa sul mio braccio.

            Dopo qualche attimo di silenzio, dico:

-Prima di andare, vorrei sentire come sta una mia… amica ricoverata qui.-

-Un’amica?-

-Beh… non esattamente. In realtà lavora per me ed è proprio per questo che è finita qui. Te ne avevo parlato, ricordi?-

            Prendiamo l’ascensore e quando le porte si aprono al nostro piano, sento Natasha irrigidirsi di colpo.

-Che c’è, ‘Tasha?- le chiedo.

-Nulla… mi era sembrato di vedere qualcuno che conosco, ma forse mi sono sbagliata. Come hai detto che si chiama questa tua amica?-

-Dakota North ed è una mia investigatrice. Le avevo chiesto di rintracciare Shock, la figlia di Alan Fagan, e purtroppo l’ha rintracciata.-

-Non devi colpevolizzarti, Matt.- replica Natasha –Sono i rischi del mestiere. North, hai detto? … mmm.-

            Quando arriviamo alla stanza di Dakota, dentro c’è un dottore che la sta esaminando. Il suo battito ora è più regolare, proprio come il respiro. Si sta riprendendo, quindi? Finita la visita, il medico me lo conferma:

-Siamo riusciti ad eliminare tutte le tossine dal suo sangue. Ora quel che le serve sono solo tempo e riposo.-

-La ringrazio, dottore.- rispondo –Tornerò a trovarla più tardi allora.- mi rivolgo alla Vedova in piedi, rivolta verso l’interno della stanza. Vogliamo andare, Natasha?-

-Eh… sì certo.-

-Cosa c’è?- le chiedo –Hai forse riconosciuto Dakota? Prima di fare l’investigatrice era una top model piuttosto nota, mi dicono.-

-Non è quello…- la voce di Natasha assume un tono diverso. Sarei pronto a scommettere che sta sorridendo -… è che… mi assomiglia. Dovrei essere lusingata che hai assunto tra i tuoi collaboratori una donna che mi somiglia?-

-Sul serio? Non so che dirti: non ho mai visto il suo viso… o altro. Non dovrebbe sorprenderti.-

-È vero, scusami. A volte dimentico che sei cieco. Il tatto non è mai stato il mio forte.-

-Non devi scusarti, non è il caso. Piuttosto ora pensiamo a risolvere quella faccenda a San Francisco e poi mi metterò a dare la caccia a Shock: non permetterò a quella ragazza di cavarsela dopo quello che ha fatto.-

-Ed io ti aiuterò, di questo puoi star sicuro.-

 

            La ragazza esce dall’Aeroporto di San Francisco e si guarda intorno come a cercare un taxi per andare in città.

Una limousine si ferma davanti a lei e un portello scorre lentamente mentre una voce dall’interno chiede:

-Miss Ariel Tremmore?-

-Credo che abbia sbagliato persona.- risponde lei.

-Oh io non credo proprio, Miss Tremmore… e credo proprio che le convenga accettare il passaggio che le offro.-

            Ariel capisce di non avere davvero altra scelta e sale a bordo prendendo posto su un morbido sedile di pelle proprio di fronte al suo anfitrione: un uomo che indossa un elegante completo marrone con cravatta in tinta ed una maschera nera a coprirgli interamente il volto.

            L’uomo prosegue il suo discorso:

-Lei è molto bella Miss Tremmore… peccato che il suo alter ego non lo sia altrettanto, ma sono i casi della vita, ahimè. Abbiamo molte cose di cui discutere noi due, Ariel, posso chiamarti Ariel, non è vero? Sì, molte cose di cui parlare e più di un modo per esserci reciprocamente utili, credo. Ma scusa, sono stato scortese e non mi sono presentato… anche se tu sai benissimo chi sono: da queste parti mi chiamano il Signore del Crimine.-

 

 

FINE QUINTA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Non ci sono molte cose da dire stavolta:

1)    La Vedova Nera, ovvero Natasha Romanoff, appare qui direttamente da Marvel Knights 57 e ci farà compagnia per un po’, spero che lo gradirete. A Matt Murdock di certo non spiacerà. Anche i sassi sanno che Devil e la Vedova Nera hanno avuto una travagliata storia d’amore e che anche se ora è finita, i due sono rimasti buoni amici e non disdegnano la reciproca compagnia, per così dire, di quando in quando. -_^

2)    I Duri sono un gruppo creato da Stan Lee & Steve Ditko su Amazing Spider Man #10 che hanno spesso agito come sgherri di capi criminali. Al gruppo originale, composto dall’ottuso Bue, dal cowboy da circo Montana e dall’esperto di arti marziali Fancy Dan, si sono recentemente aggiunti il picchiatore Martello Harrison e il contorsionista Snake Marston, creati entrambi sempre da Steve Ditko ma stavolta con Marv Wolfman, su Machine Man Vol. 1° #16.

3)    Il Signore del Crimine è un’altra creazione di Stan Lee & Steve Ditko ed è apparso per la prima volta su Amazing Spider Man #26. L’originale Signore del Crimine era il gangster Nicholas “Lucky” Lewis, il secondo fu suo figlio Nick Jr. Entrambi sono oggi defunti. L’identità dell’attuale Signore del Crimine, la cui base di operazioni è San Francisco, è sconosciuta ed è un mistero se abbia e quali siano le sue eventuali connessioni con i suoi predecessori, un mistero che spetterà a Carmelo Mobilia e Mickey, autori della serie del Ragno Rosso risolvere.

Nel prossimo episodio: Devil e la Vedova Nera di nuovo a San Francisco dopo tanto tempo ritrovano vecchi amici e nemici inaspettati mentre l’enigma di Mister Fear si ingarbuglia sempre di più.

 

 

Carlo

 



[1]Crime Scene Unit, l’unità specialistica della Sezione Forense della Polizia di new York.

[2] Per saperne di più leggete Marvel Knights #51/57.

[3] Su Daredevil Vol. 1° #357 (In Italia su Devil & Hulk #4).

[4] Verificatelo su Marvel Knights #56/57.